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La sottovalutazione dei reati fiscali ha favorito il radicamento mafioso in Veneto

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Sentenze contro il crimine organizzato e dati sul riciclaggio di denaro di provenienza illecita confermano il radicamento mafioso nel tessuto economico del Veneto.

Nel 2023 l’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia ha ricevuto 150.418 segnalazioni di operazioni sospette di riciclaggio: 10.673 riguardano il Veneto, quarta regione per numero di segnalazioni e seconda, dopo la Lombardia, per quantità di risorse segnalate. I professionisti hanno effettuato solo il 5,4% delle segnalazioni, e tra queste appena lo 0,1% proviene da commercialisti, esperti contabili e consulenti del lavoro; le amministrazioni pubbliche, nonostante la gestione degli ingenti fondi del Pnrr, hanno effettuato soltanto lo 0,3% delle segnalazioni.

Nel periodo in esame l’autorità giudiziaria ha scoperto numerosi reati fiscali, di corruzione, di turbativa della concorrenza; eppure enti pubblici e larga parte dei professionisti non hanno segnalato nemmeno sospetti di irregolarità. Il dato, unito alle acquisizioni raggiunte in sede processuale, evidenzia complicità e convergenza di interessi tra settori del mondo economico e gruppi criminali.

I mafiosi sono stati cercati da professionisti e imprenditori locali che hanno costituito con loro società per arricchirsi, soprattutto mediante le fatturazioni per operazioni inesistenti. Attraverso tale pratica le aziende mafiose riciclano denaro proveniente da crimini, come il traffico di stupefacenti, e gli imprenditori locali ottengono vantaggi fiscali illeciti. Del resto questo sistema ha trovato un terreno fertile nella diffusa evasione delle imposte che caratterizza numerosi studi professionali e aziende. Così i gruppi criminali si sono insediati in Veneto senza ricorrere, salvo qualche raro caso, alla violenza e hanno danneggiato la concorrenza e il libero mercato.

Il legame tra gruppi mafiosi, imprese, professionisti e dirigenti e rappresentanti di enti pubblici è determinato dal fatto che le tecniche elusive delle imposte finalizzate al riciclaggio e all’auto riciclaggio sono elementi comuni alle inchieste contro la criminalità organizzata e contro la corruzione nelle amministrazioni pubbliche, come è emerso nella recente indagine sulla gestione del Comune di Venezia.

La stessa convergenza di interessi tra gruppi mafiosi, imprenditori e professionisti si realizza attraverso il crescente fenomeno dei crediti d’imposta fittizi per i vari bonus e superbonus edilizi. In pratica i professionisti asseverano falsamente i requisiti tecnici dei progetti di intervento, la loro realizzazione e la congruità delle spese con imponenti cessioni dei crediti d’imposta finti a favore di imprese controllate, di solito mediante dei prestanome locali, dai gruppi mafiosi.

Le complicità e le connivenze tra mafiosi e settori del mondo imprenditoriale hanno favorito la sottovalutazione della gravità della situazione, in particolare dei reati fiscali propedeutici all’espansione dei gruppi criminali. La conseguenza concreta di questa sottovalutazione è che in Veneto, nonostante l’impegno costante di forze dell’ordine, prefetture e magistrati, che negli ultimi anni hanno ottenuto importanti risultati, le risorse per contrastare le mafie sono inadeguate.

Alessandro Naccarato, responsabile legalità e sicurezza Pd Veneto