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LE SENTENZE SU ERACLEA. LA MAFIA NON SI PUÒ NEGARE

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Le recenti sentenze per i gravi reati commessi ad Eraclea e nelle zone limitrofe costituiscono un elemento importante che conferma il radicamento mafioso nella nostra Regione.

Il percorso giudiziario è stato diviso in due parti: una, celebrata con rito abbreviato, si è conclusa con la sentenza della Cassazione; l’altra, con rito ordinario, ha avuto nei giorni scorsi la sentenza di primo grado.

La magistratura ha accertato in via definitiva l’esistenza di un’associazione a delinquere di stampo mafioso, armata, collegata alla camorra casalese, che ha agito almeno dal 1999 al 2019, e che ha potuto operare in una situazione di indifferenza e sottovalutazione diffuse, godendo dicomplicità e di concorsi esterni da parte delle istituzioni, di appartenenti alle forze dell’ordine, di imprenditori e di professionisti locali.

Per questi reati la Cassazione ha condannato 22 persone a 121 anni, 6 mesi e 10 giorni di carcere e ha assolto un’imputata; per un’altra è scattata la prescrizione. 18 dei 22 condannati sono stati giudicati colpevoli di appartenere, come promotori o partecipanti, a un’associazione a delinquere di stampo mafioso, in base all’articolo 416 bis del codice penale, e 2, tra i quali un ex sindaco, sono stati giudicati colpevoli di concorso esterno con lo stesso gruppo mafioso.

A fianco a questo punto fermo si colloca la sentenza del tribunale di Venezia che ha condannato 31 imputati a 217 anni e 2 mesi di carcere e ha assolto 9 persone; per altre sei è scattata la prescrizione. Sono stati accertati numerosi reati, spesso commessi con l’aggravante del metodo mafioso, e l’esistenza di un’associazione a delinquere semplice, non di stampo mafioso.

Per ora, in attesa delle motivazioni della sentenza di primo grado e dei prevedibili successivi gradi di giudizio, i magistrati hanno accertato l’esistenza di un’associazione di stampo mafioso e hanno condannato 53 persone a complessivi 338 anni, 8 mesi e 10 giorni di carcere.

Di fronte a queste sentenze risultano incredibili i commenti, quasi sollevati, di chi cerca ancora di sostenere che in Veneto orientale non ha agito la mafia nel tentativo di minimizzare il fenomeno criminale, di ridurlo a qualcosa di meno grave.

Così si costruisce il clima di negazionismo e di sottovalutazione che ha favorito, e favorisce, le mafie e che ha consentito a un gruppo di affiliati alla camorra casalese di insediarsi in modo stabile in Veneto orientale sfruttando un contesto di complicità e di omertà, fatto di mancate denunce, di interessate amnesie, di articolate relazioni economiche illecite.

Per contrastare con efficacia le organizzazioni mafiose in Veneto bisogna prendere atto della loro esistenza, isolare chi continua a negare e sottovalutare il fenomeno e sostenere con maggiori determinazione e risorse il lavoro delle forze dell’ordine e dei magistrati.

MATTINO DI PADOVA 12 GIUGNO 2023

Alessandro Naccarato,
Responsabile Legalità PD Veneto